Prezzi conserve ittiche alle stelle, costi di produzione fuori controllo
E’ stato un anno difficile il 2023 per il comparto delle conserve ittiche: per il tonno in scatola l’incremento del prezzo al consumo è stato dell’11,6% sul 2022, con una perdita in volume del 4,8%.
E’ la fotografia dei bilanci aziendali dell’Associazione Conservieri Ittici e delle Tonnare (Ancit), nel rilevare come l’incremento dei costi di produzione del 20-30% non sia stato trasferito interamente al consumatore ma in grande parte assorbito dalle aziende di produzione. I costi dell’attività produttiva, rileva l’Associazione, hanno raggiunto livelli intollerabili: solo il prezzo dell’olio evo ha raggiunto i 9 euro al chilo, mentre quello raffinato supera gli 8,50 euro al chilo.
Si tratta di un aumento incontrollato dell’80% rispetto allo stesso intervallo dell’anno precedente e la situazione non accenna a migliorare. A questo si somma anche la situazione geopolitica in Medio Oriente che sta avendo ripercussioni sulle tariffe dei noli, soprattutto in virtù dei passaggi delle navi dal Canale di Suez. I noli marittimi dei container, principale modalità di trasporto, hanno avuto un enorme incremento dei prezzi a livello internazionale.
Un comparto estremamente preoccupato, come fa sapere il presidente di Ancit Giovanni Battista Valsecchi. “Purtroppo, l’incremento del costo di alcune materie prime, in particolare dell’olio, lascia presumere che la situazione non migliorerà nei prossimi mesi – precisa il presidente – dal canto nostro, continueremo a trasmettere ai consumatori il valore dei nostri prodotti, rinnovando il nostro impegno a conservare gli stessi standard di qualità elevati“.