Sea Sentinel – Avviato dall’AMP di Ustica il progetto di Citizen Science con l’Università di Bologna
di M.Laura Crescimanno
Nella piccola perla nera, prima Area Marina Protetta d’Italia per istituzione, la stagione subacquea è ufficialmente partita da metà maggio. Sette diving sui dieci che operano ad Ustica per l’ intera stagione, dallo scorso week end hanno aperto i battenti e sono già operativi per portare i primi subacquei ad immergersi nei fondali spettacolari della riserva.
Per avviare il progetto Sea Sentinel, sono tornati sui fondali dell’ isola per il secondo anno i biologi marini dell’ Università di Bologna, che fanno parte del Marine Science Group. Da quest’ anno ufficialmente, con una convenzione siglata dalla AMP di Ustica, riparte la raccolta volontaria dei dati sulle specie marine avvistate nei siti di immersione, che continuerà sino a settembre.
In pratica – spiega la biologa bolognese Marta Meschini – in mancanza di risorse finanziarie sufficienti per i monitoraggi ambientali, sono i subacquei che vanno incontro alle scienze ambientali, un trend generale, quello della subacquea “environmental friendly” che si sta affermando oltre che all’ estero, anche in Italia.
In pratica, spiega Annalisa Patania, guida ambientale che lavora al centro accoglienza dell’ AMP di Ustica, a fine immersione viene sottoposto ai clienti, grazie alla collaborazione con i centri subacquei che stanno collaborando attivamente, un questionario da compilare. Contiene le foto di circa quaranta specie tipiche dell’ ambiente marino mediterraneo, inclusa la segnalazione di altri pesci, specie aliene se presenti, le plastiche in mare.
Lo scopo, spiegano i dive master coinvolti nel progetto, è contribuire a fare una fotografia stagionale della vita nei fondali, e rimarcare le eventuali variazioni di presenza tra le specie. Da quest’ anno, Sea Sentinel sarà avviato anche in Sardegna, nell’ AMP di Villasimius Capo Carbonara.
Se ripetuto negli anni, con elaborazione di dati stagionali sufficienti, il campionamento può essere considerato attendibile anche dagli scienziati, che a fine stagione provvedono a controllare le schede ed a caricare le informazioni in un data base che, nell’ idea progetto, dovrà coprire le AMP italiane ed altre località del mediterraneo.
Tra i biologi dell’ Università di Bologna, che hanno lavorato anche nelle acque dell’ area marina protetta di Trieste, la cosìdetta citizen science, ovvero la collaborazione nella raccolta dati da parte dei cittadini volontari, è di casa. La prima campagna fu avviata nel 1999 con un monitoraggio specifico sulla presenza del cavalluccio marino, sempre più raro nel nostri mari, ma che all’ epoca risultò essere più presente sui fondali dell’ alto mar Adriatico, forse a causa del degrado della posidonia oceanica.
A Ustica, raccontano i turisti subacquei già coinvolti nel programma, la ricchezza della vita marina si è rivelata ottimale già dalle prime immersioni di questa stagione, con avvistamenti di grosse cernie brune, barracuda, tonnetti, ma anche i coloratissimi nudibranchi, le margherite e le vacchette di mare. Segno che i fondali dell’ AMP, non soltanto in zona A di massima protezione, conservano intatta la biodiversità mediterranea in modo ottimale. Ma se entrano le specie tropicali – concludono i biologi – come alcune specie di granchi già presenti in molte altre aree dei fondali siciliani, in assenza di predatori e con l’ innalzamento delle temperature dell’ acqua, le specie aliene possono diventare prevalenti ed arrecare seri danni all’ ambiente marino.