Tusa, l’archeologo che salvò i tesori del mare: il 6 luglio la presentazione del libro

L’eredità che Sebastiano Tusa ha lasciato dopo la morte nel disastro aereo di Addis Abeba è davvero enorme. Il suo impegno verrà ricordato negli annali. Due anni dopo la tragedia la sua vita senza confini viene ripercorsa da vari studiosi e dalla moglie Valeria Li Vigni, anche lei archeologa e operatrice culturale, nel libro “Sebastiano Tusa: l’uomo, lo studioso, l’archeologo”, pubblicato dall’editore Angelo Mazzotta.

 Il volume (che sarà presentato il 6 luglio alla Soprintendenza del mare dalla stessa Li Vigni, dall’assessore regionale ai Beni culturali Alberto Samonà e dal giornalista Salvatore Cusimano) raccoglie il contributo di numerosi studiosi, amici e collaboratori di Tusa a cui si deve soprattutto l’intuizione che il Mediterraneo è un immenso giacimento di reperti e di storie. Sebastiano Tusa è stato il continuatore di una visione dell’archeologia propugnata dal padre Vincenzo a cui si deve, tra l’altro, la creazione del parco archeologico di Selinunte.

 Lungo le tracce di un grande impegno familiare per i tesori dell’antichità Sebastiano Tusa ha messo in piedi un sistema di ricerche che ha il suo centro propulsore nella Soprintendenza del mare, un’esperienza che lo messo in contatto e a confronto con archeologi e università dell’Australia, del Giappone, dell’Europa, dei paesi del bacino del Mediterraneo. Per anni ha organizzato ricerche e scoperte nelle isole Egadi (teatro della più grande battaglia delle guerre puniche), a Pantelleria e nel Canale di Sicilia luogo di naufragi e dominio dei cercatori di tesori che Tusa è riuscito a fermare stimolando la creazione di leggi e iniziative finalizzate alla tutela del patrimonio sommerso.

    Su questa attività il libro raccoglie le testimonianze di tanti studiosi tra cui Valerio Massimo Manfredi, Franco Andaloro, Michele Cossyro, Fabio Granata, Ferdinando Maurici, Vittorio Sgarbi, Alfonso Lo Cascio, Alberto Scuderi, Vito Zarzana. I testi sono stati coordinati da Valeria Li Vigni e Aurelio Pes, scomparso di recente.

    “Sebastiano – è il ricordo della moglie – era vulcanico, mi travolgeva, mi immergeva nel suo mondo e mi affascinava. Con lui partivo, sin dagli inizi del nostro grande amore, era il 1994, a volte senza una meta precisa ma con continue sorprese. Cominciò a programmare viaggi (…) in Irlanda, in Bretagna, in Normandia, poi iniziarono i viaggi avventura. Con lui feci le mie prime immersioni, presi il brevetto, superando le mie paure e riuscendo sempre a integrare il mio desiderio di programmazione ai suoi fuori programma”.

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