Social media per la PA: il silenzio nei messaggi diretti

Le pubbliche amministrazioni italiane continuano a presidiare i social media come fossero bacheche di legno affisse nei corridoi dei municipi. Comunicano, sì, ma senza ascoltare. La questione dei messaggi diretti — i DM di Facebook, Instagram, Twitter — si rivela il punto più scoperto di questo rapporto fragile tra istituzioni e cittadini.
Mentre alcuni Comuni e Regioni hanno scelto di disattivarli, per paura di non riuscire a rispondere in tempi utili, altri li mantengono aperti ma senza un presidio reale, lasciando i cittadini nel limbo di un messaggio “visualizzato” ma mai risposto. È il paradosso dell’era digitale: strumenti pensati per il contatto diretto usati come vetrine statiche.
In questo contesto, la trasparenza diventa un atto politico, non solo un obbligo normativo. Aprire un canale di messaggi diretti senza garantire risposta significa creare un falso senso di vicinanza. La comunicazione istituzionale dovrebbe essere progettata come un ecosistema: i DM non sono un orpello, ma una parte viva del servizio pubblico.
La sfida è doppia: formare il personale interno alla gestione digitale e stabilire tempi certi di risposta. Chiudere i messaggi diretti può essere legittimo, ma farlo senza alternative accessibili e rapide significa restringere lo spazio democratico. E la democrazia, in fondo, vive di parole scambiate, non di post programmati.
Giuseppe Miccoli