LinkedIn, TikTok, X: le piattaforme si allungano, l’attenzione si accorcia

di Giuseppe Miccoli

Il mese di maggio 2024 segna un nuovo salto evolutivo – o involutivo – nel mondo dei social media. Ogni piattaforma rilancia, spinge sull’acceleratore, amplia i propri confini. Ma la direzione sembra sempre la stessa: più tempo, più contenuti, più presenza. Anche a costo della nostra.

LinkedIn apre ai contenuti scritti dall’intelligenza artificiale. Le nuove Pagine Aziendali Premium, attualmente in fase di test, promettono strumenti di marketing avanzato: scrittura automatica dei post, ottimizzazione dei testi, suggerimenti per migliorare follower ed engagement. Un algoritmo che parla a nome nostro, per farci apparire più umani.

Dall’altra parte dello spettro, TikTok testa video da 60 minuti. Un tempo da cinema d’essai per un social nato per i 15 secondi. Il contenuto breve non basta più: ora serve trattenere lo spettatore, risucchiarlo in una narrazione continua, senza uscita. Il tempo si dilata, ma l’attenzione non è più nostra, è catturata, calcolata, capitalizzata.

X (ex Twitter), intanto, rilancia i suoi numeri: 600 milioni di utenti attivi mensili, la metà dei quali accede ogni giorno. Un dato che impressiona, ma nasconde il paradosso: più utenti, meno dialogo. Più numeri, meno senso. Un’arena dove il rumore di fondo ha superato il segnale.

Tutte e tre le piattaforme sembrano inseguire una logica di espansione infinita, in cui l’utente è meno soggetto e più risorsa da spremere. Il contenuto non è più ciò che creiamo, ma ciò che veniamo indotti a consumare, condividere, amplificare. E l’intelligenza artificiale, in questo schema, non è uno strumento neutrale: è il perfetto complice dell’economia dell’attenzione.

Ci stiamo allungando, iperconnessi, iperproduttivi, iperconformi. Ma a forza di rincorrere algoritmi, stiamo perdendo il ritmo umano del pensiero, dell’errore, del silenzio. E forse, in fondo, anche quello della libertà.

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