Social a scuola: dalla demonizzazione all’uso consapevole

La scuola italiana vive un paradosso: i social fanno parte della vita quotidiana degli studenti, ma in classe entrano solo come nemici. Visti come distrazione, come ostacolo all’apprendimento, vengono spesso vietati anziché integrati.
Eppure i social sono già parte del linguaggio dei ragazzi. Ignorarli significa rinunciare a educarli. Demonizzarli significa lasciare che siano le piattaforme a formarli.
I social possono essere strumenti educativi: insegnare a distinguere fonti, a comunicare con responsabilità, a costruire comunità. Possono essere usati per progetti, per dibattiti, per raccontare storie.
Il problema è che spesso i docenti non hanno strumenti. Non conoscono i linguaggi digitali, non sanno come gestirli. Serve formazione, serve accompagnamento. Perché l’educazione non è solo contenuto: è metodo, è capacità di stare nel mondo.
La sfida è culturale: trasformare i social da oggetti di consumo a oggetti di studio. Non per santificarli, ma per capirli. Non per sostituire i libri, ma per affiancarli.
Se la scuola riuscirà a integrare i social, potrà insegnare ai ragazzi a viverli con consapevolezza. Perché la cittadinanza digitale non nasce da sola: si costruisce. E se non la costruisce la scuola, lo farà qualcun altro.
Giuseppe Miccoli