Storica sentenza per disastro ambientale nel Napoletano: condannati 12 datterai
Disastro ambientale, ricettazione e associazione per delinquere finalizzata al danneggiamento aggravato, distruzione di un habitat all’interno di un sito protetto, distruzione di bellezze naturali e commercio di sostanze alimentari nocive. Con tutte queste accuse 12 “datterai” sono stati condannati con pene comprese tra i 6 e i 3 anni di reclusione.
Si è chiusa così dopo 4 anni di indagini la grave vicenda che ha visto protagonista la zona marina protetta di Punta Campanella. La condanna è arrivata giovedì scorso, 27 ottobre, dal Tribunale di Torre Annunziata, a Napoli.
I “datterai”, come per l’appunto sono definiti i predatori di datteri marini, la cui raccolta e consumazione è vietata, avrebbero danneggiato la roccia carbonatica, che per formarsi ha avuto bisogno di circa 150 milioni di anni. Un danno dunque di enorme portata che non poteva certo passare inosservato. E così è stato. La condanna, che può essere definita storica, è stata prodotta ai danni dei primi dodici dei circa venti imputati finiti a processo.
Gli inquirenti ha accusato i “datterai” di avere provocato “alterazioni irreversibili dell’ecosistema marino e del sistema costiero, danni permanenti dovuti all’escavazione ed all’asportazione di interi pezzi di roccia frammentata, morte di milioni di organismi e micro-organismi“. Il gup Fernanda Iannone ha ritenuto sussistente il reato di disastro ambientale. Lo scorso luglio, il sostituto procuratore Antonio Barba e il procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli avevano chiesto pene tra 12 e 4 anni.
La sentenza di primo grado è giunta così al termine di un processo celebrato con il rito abbreviato e dopo la maxi inchiesta della Procura e della Capitaneria di Porto. E’ stato contemplato dal giudice anche il risarcimento delle parti civili. Le motivazioni della sentenza saranno rese note entro 90 giorni.