Da circa 3.000 anni, generazione dopo generazione, un gruppo di tartarughe marine verdi continua a tornare nello stesso ‘ristorante’, nutrendosi sempre nella stessa prateria di piante acquatiche vicino la costa nordafricana. È noto da tempo che le tartarughe marine siano creature abitudinarie, migrando per tutta la vita tra specifici luoghi di riproduzione e di alimentazione, ma la scoperta del fatto che questo comportamento si estenda anche tra le diverse generazioni fa capire l’importanza di proteggere gli ecosistemi essenziali per questi animali, ora minacciati dal cambiamento climatico.
I ricercatori guidati da Willemien de Kock hanno analizzato le ossa di tartaruga provenienti da diversi siti archeologici presenti sulle coste del Mediterraneo: studiando il collagene (la proteina più abbondante dell’organismo) contenuto nelle ossa, si può infatti risalire al tipo di piante mangiate nel corso della vita dall’animale. Unendo questi dati con quelli sulle attuali rotte di viaggio delle tartarughe forniti dai satelliti, gli autori dello studio hanno scoperto che generazioni di tartarughe marine verdi frequentano da 3.000 anni la stessa prateria di posidonia (una pianta acquatica) lungo le coste dell’Egitto e della Libia occidentale.
“Risalire molto indietro nel tempo nei comportamenti di una popolazione animale utilizzando i dati archeologici ci consente di vedere meglio gli effetti indotti dall’uomo sull’ambiente”, commenta de Kock. “E ci permette anche di prevedere in parte cosa succederà in futuro. Infatti, recenti simulazioni mostrano che, proprio in quelle zone dove le tartarughe si sono recate per millenni, le praterie di posidonia corrono un alto rischio di scomparire. L’impatto sulla tartaruga marina verde potrebbe essere elevato – conclude la ricercatrice – vista la sua fedeltà a questi luoghi”.