Threads bloccato in Turchia: Meta sotto accusa per abuso di posizione dominante

Threads bloccato in Turchia: Meta sotto accusa per abuso di posizione dominante
di Giuseppe Miccoli

Il 29 aprile 2024 Meta ha annunciato la sospensione temporanea della piattaforma Threads in Turchia, dando seguito a un’ordinanza dell’autorità turca per la concorrenza. Al centro della disputa, ancora una volta, c’è la questione dei dati personali e la posizione dominante di Meta nel mercato delle app social.

Threads, lanciata nel 2023 come piattaforma di microblogging integrata con Instagram, ha rapidamente guadagnato terreno tra gli utenti interessati a una comunicazione più testuale e meno visiva, diventando una sorta di “anti-Twitter” con vocazione comunitaria. Ma proprio questa integrazione profonda con Instagram ha sollevato perplessità regolatorie, in particolare legate alla condivisione dei dati tra le due piattaforme.

Le autorità turche accusano Meta di utilizzare la propria posizione dominante per consolidare e rafforzare ulteriormente il proprio potere, sfruttando il bacino utenti di Instagram per alimentare automaticamente la crescita di Threads. In pratica, si contesta un modello in cui l’utente si ritrova, spesso inconsapevolmente, ad autorizzare il trasferimento dei propri dati da un’app all’altra, senza pieno controllo o possibilità reale di opposizione.

Meta ha dichiarato di voler collaborare pienamente con l’autorità di regolamentazione e di aver sospeso Threads “per rispetto delle leggi turche e in attesa di una chiarificazione normativa”. Ha anche assicurato che gli utenti turchi manterranno accesso a Instagram e che nessun contenuto pubblicato sarà perso.

Questo caso, tuttavia, non è isolato. Rientra in un quadro più ampio di attenzione crescente verso le pratiche delle big tech, che in molti Paesi sono accusate di monopolizzare l’ecosistema digitale, aggirando vincoli concorrenziali attraverso l’interconnessione dei propri servizi.

La decisione della Turchia rappresenta una sfida diretta al modello operativo di Meta, e potrebbe ispirare azioni simili in altri stati. È anche un segnale chiaro: le autorità non intendono più tollerare meccanismi opachi o strutture troppo sbilanciate nella gestione dei dati.

Per Meta, si apre l’ennesimo fronte regolatorio in un contesto globale sempre più ostile.
Per gli utenti, invece, è un’occasione per tornare a chiedersi chi possiede davvero i propri dati, e a quale prezzo viene offerta la “gratuità” delle piattaforme social.

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