Threads, ovvero il diritto di scegliere a chi dare retta

di Giuseppe Miccoli
Threads — il “Twitter gentile” di casa Meta — ha introdotto una funzione apparentemente minima: la possibilità di seguire una conversazione specifica, senza dover seguire tutto il profilo dell’autore. Una notifica mirata. Una scelta precisa. Un passo di lato rispetto al caos algoritmico.
“Follow Specific Thread” è il nome tecnico della funzione. Ma in realtà è molto di più: è un micro-rifiuto del flusso sociale continuo. È la possibilità di concentrarsi su un singolo scambio, su un dialogo, su un tema. Un modo per tornare alla parola, alla lentezza, alla rilevanza.
Threads non cerca (ancora) lo scontro. Vuole essere selettivo, rispettoso. E con questo aggiornamento lo dice chiaramente: puoi voler ascoltare un’idea, senza necessariamente voler ascoltare chi la dice sempre.
Nel contesto attuale, dominato da piattaforme che ti sommergono di contenuti non richiesti, questo piccolo bottone è un gesto politico. È l’anti-feed. È il tentativo — forse tardivo — di salvare il dialogo dalla bulimia dei post, di restituire attenzione a chi non vuole scrollare all’infinito.
Threads nasceva come risposta “etica” a Twitter/X, ma con poco slancio. La sua base utenti è cresciuta a ondate, senza mai esplodere. Eppure, proprio questa sua marginalità lo rende interessante. In un ecosistema saturato, scegliere di non seguire tutto, ma solo qualcosa, è un atto di sobrietà digitale.
Questa novità dice molto anche sullo stato del social networking contemporaneo: abbiamo smesso di fidarci dei profili, e ci affidiamo solo ai contenuti. Le persone non sono più “fonte”, ma solo “occasione”. I social si disintermediano da sé.
Threads ci permette, con un clic, di isolare una conversazione dal contesto, di sottrarla all’inquinamento del brand personale. È poco? Forse. Ma in un mondo che premia chi parla di più, saper ascoltare solo ciò che serve è una rivoluzione lenta — e necessaria.