Threads e Pinterest: automatizzare e abbellire, il nuovo volto dell’efficienza digitale

Threads e Pinterest: automatizzare e abbellire, il nuovo volto dell’efficienza digitale
di Giuseppe Miccoli
In un mondo social dove la rapidità è la moneta corrente e la bellezza visiva il passaporto per la sopravvivenza, Threads e Pinterest rispondono alla sfida del tempo e della forma. Due aggiornamenti, apparentemente minori, raccontano in realtà un cambio di passo più profondo: la centralità dell’automazione e dell’intelligenza artificiale nella creazione dei contenuti.
Su Threads è arrivata finalmente una funzione che molti social media manager aspettavano: il cross-posting automatico. Con un semplice gesto, ora è possibile pubblicare simultaneamente lo stesso contenuto su Threads e altre piattaforme collegate, senza doverlo copiare, incollare e riformattare.
Per chi lavora nel mondo della comunicazione, significa risparmio di tempo, uniformità di messaggio e maggiore copertura.
Per l’utente comune, è un modo per non dover scegliere in quale social esistere, ma poterlo fare in più luoghi allo stesso tempo. Una sorta di moltiplicazione dell’identità, utile ma anche inquietante: la distinzione tra piattaforme si assottiglia, l’unicità del contesto rischia di svanire.
Threads diventa così un nodo dentro un sistema: non un mondo a sé, ma un punto di snodo, un luogo da cui partire per diramarsi. È la conferma di una tendenza sempre più diffusa: la necessità di integrare, di non perdere tempo, di mantenere una narrazione fluida ovunque, che sia coerente, immediata, e magari virale.
Ma se Threads semplifica, Pinterest abbellisce.
Con “Canvas”, il nuovo strumento AI pensato per la pubblicità, la piattaforma introduce sfondi personalizzati generati artificialmente per i prodotti promossi. L’obiettivo è chiaro: rendere ogni annuncio più suggestivo, più seducente, più impattante.
Non più sfondi neutri o template standardizzati, ma composizioni visive cucite su misura in base al tipo di oggetto, al target, persino al tono emozionale desiderato.
In pratica, un brand può caricare la foto di un oggetto e vederlo immerso in un’atmosfera creata ad hoc: una lampada su un tavolo rustico, un paio di scarpe in un paesaggio urbano, un profumo in una nebbia dorata. L’algoritmo disegna contesto, crea desiderio, costruisce una narrazione visiva senza bisogno di uno shooting reale.
Non è più solo pubblicità, è scenografia algoritmica.
Un’evoluzione che da una parte democratizza la bellezza – chiunque può avere uno sfondo d’impatto – ma dall’altra pone nuovi interrogativi su ciò che è autentico e ciò che è solo “ben costruito”.
Threads e Pinterest, quindi, raccontano insieme una direzione precisa: meno fatica, più efficacia. Pubblica ovunque, rendilo bello, fallo in un attimo.
Ma nel farlo, ricordiamoci che dietro l’automazione e l’estetica spinta c’è ancora – o dovrebbe esserci – una scelta, una voce, una visione. Perché se tutto diventa perfetto e replicabile, il vero valore tornerà a essere l’imperfezione umana. Quella che non si programma, ma si riconosce.