TikTok e il trucco della realtà

di Giuseppe Miccoli

 TikTok ha cambiato pelle. E non è solo un gioco di parole. Tra filtri AR da salone estetico digitale e nuove funzionalità che fondono intrattenimento, e-commerce e profilazione dati, la piattaforma cinese si conferma non più un luogo di svago adolescenziale, ma una vera e propria macchina antropotecnica. Uno specchio deformante del tempo presente, dove il volto, la voce e i desideri dell’utente diventano dati da convertire in valore di mercato.

Il nuovo Mobile Effects Editor promette più di un semplice divertimento: fondali animati, cambio di sfondo, adesivi facciali e persino “trucchi” digitali – Glow, Glam, Lashes, Blush – trasformano i corpi in avatar. Non si tratta più solo di gioco estetico, ma di una riformulazione dell’identità. Il volto non è più reale, è performato. L’autenticità è un effetto speciale.

Nel frattempo, un altro tasto compare nei video: “Add Song”. Bastano due click e la canzone diventa parte della tua playlist Spotify o Amazon Music. Non solo una feature: è una porta d’ingresso nel commercio degli ascolti. L’algoritmo ti spinge un contenuto, tu ascolti, clicchi, salvi. L’artista, la piattaforma musicale e TikTok condividono l’attenzione – e i dati – dell’utente. L’industria musicale trova qui un nuovo mercato, costruito sulla viralità e sulla brevità.

Ma il colpo di grazia alla vecchia idea di social arriva con l’integrazione tra TikTok e Salesforce Marketing Cloud. Tradotto: i lead generati dalle interazioni su TikTok possono essere immediatamente trasferiti e profilati in Salesforce. Il soggetto diventa potenziale cliente, la sua esperienza si converte in strategia di vendita. È la logica del capitalismo delle piattaforme: tutto è comportamento, e ogni comportamento è moneta.

TikTok non è più solo l’app “dei balletti”. È un hub pubblicitario, un centro commerciale estetico, un laboratorio di controllo algoritmico. Dove si guarda, si clicca, si filtra, si acquista. E si crede di scegliere.

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