Trafugato il cannone del “Filicudi” affondato per un urto con una mina
A Trapani, vicino allo scoglio Porcelli, giace la nave “Filicudi”, ex rimorchiatore del 1898, trasformato in dragamine e affondato per un urto contro una mina nel 1917. Purtroppo, nonostante il grandissimo impegno della Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana e delle atre autorità preposte alla tutela e salvaguardia di questi “tesori”, recentemente è stato trafugato il canone del “Filicudi” (foto di Santo Tirnetta).
Sono centinaia i relitti sommersi nei mari siciliani. Dalle navi greche e romane, a quelle da carico e da guerra di epoca moderna, fino alle imbarcazioni e ai velivoli degli ultimi conflitti mondiali. Un vero e proprio museo sommerso diffuso che viene alimentato anno dopo anno con nuove scoperte, ognuna con un “diario di bordo” da leggere e raccontare. Purtroppo questi relitti vengono “visitati” non solo da appassionati subacquei ma anche da coloro che cerano di portare a terra pezzi che starebbero meglio nel loro habitat naturale che è il mare.
Sempre nel trapanese, vicino all’isolotto di Formica si trova il cacciabombardiere inglese “Wellington”, mentre al largo di Trapani, c’è la petroliera Pavlos V, diventato “relitto di Tramontana” dopo il naufragio del 1978 e l’esplosione che costò la vita a due membri dell’equipaggio. Nel golfo della tonnara di San Vito Lo Capo, giace il cargo cipriota “Kent“, chiamato “nave dei Corani” per il carico di libri che trasportava, affondato a causa di un incendio nel 1978. E ancora relitti, tra navi e aerei, si trovano a Scopello, Castellammare del Golfo, Custonaci e Campobello di Mazara.