Viaggi negli USA: per entrare servirà la tua attività social degli ultimi 5 anni

Gli Stati Uniti valutano una nuova misura sui viaggiatori: per ottenere l’ESTA potrebbe presto essere obbligatorio condividere anni di dati digitali personali.

Un Nuovo Standard per l’Ingresso negli USA

Gli Stati Uniti stanno considerando una riforma importante alle regole di accesso per i viaggiatori internazionali. Secondo una proposta avanzata da Customs and Border Protection (CBP), chi richiede l’autorizzazione ESTA — necessaria per entrare nel Paese — dovrà fornire informazioni dettagliate. Tra queste ci sarebbero tutti i profili social utilizzati negli ultimi cinque anni, numeri di telefono, indirizzi email impiegati nel passato decennio, e dati relativi ai familiari più stretti, come nomi e date di nascita.

La misura nasce con l’intento dichiarato di rafforzare la sicurezza nazionale e migliorare i controlli preventivi prima dell’ingresso nel Paese. Pur trattandosi ancora di una proposta aperta, l’impatto potenziale sui viaggi internazionali è enorme.

Cosa Cambierebbe per i Turisti e i Viaggiatori

Attualmente, per l’ESTA è richiesto l’inserimento di dati anagrafici e di contatto di base. Con il cambiamento proposto, i viaggiatori dovranno invece indicare la cronologia dei social media, i recapiti e-mail e telefonici degli ultimi 5 anni.

Tra questi anche numeri di telefono, indirizzi e-mail e informazioni biografiche sui familiari stretti, con tanto di nomi, date e luoghi di nascita e contatti.

Privacy e Libertà di Espressione

Organizzazioni per i diritti digitali come Amnesty International ha definito il piano “estremamente sproporzionato rispetto a qualsiasi legittima necessità di confine”, una misura eccessiva e potenzialmente intimidatoria, sottolineando che l’accesso ai profili social degli ultimi anni potrebbe portare a profilazioni arbitrarie, autocensura e discriminazioni basate su opinioni espresse online.

Non è solo una questione di dati: si tratta di libertà di espressione e di un possibile effetto deterrente sul turismo e sugli scambi culturali. Utilizzare i social come criterio di giudizio delle persone potrebbe generare “falsi positivi” — situazioni in cui post innocui vengano interpretati come segnali di “rischio”.

Le autorità americane difendono la proposta per la sicurezza nazionale, sostenendo che una maggiore visibilità possa aiutare a identificare comportamenti potenzialmente pericolosi prima dell’ingresso nel Paese.

Per concludere…

Il dibattito sulla proposta statunitense mette in luce una questione fondamentale del nostro tempo: come bilanciare la sicurezza con il rispetto della privacy e delle libertà individuali?

Da una parte, è comprensibile che i governi desiderino proteggere i propri confini e cittadini. Dall’altra, l’idea di richiedere cinque anni di storia sociale e dati personali così profondi rischia di creare un precedente pericoloso, in cui la sorveglianza digitale diventa un passaporto obbligatorio.

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