WhatsApp Channels: il silenzio che parla più di una chat

E’ il mese in cui WhatsApp Channels è diventato globale. Dopo i test in Colombia e Singapore, la nuova funzione è stata estesa a oltre 150 paesi — includendo attualmente più di 180 — permettendo a creator, governi e brand di inviare aggiornamenti one‑way, senza spazio per il dibattito personale.
È l’inizio di una rivoluzione silenziosa: WhatsApp non è più solo messaggi end‑to‑end tra amici, ma diventa un tubo catodico privato, dove scorre un flusso selezionato, silenzioso, privo di ritorno. L’amministratore può pubblicare testo, foto, video, sondaggi; gli iscritti possono reagire con una faccina, senza commenti pubblici .
Il successo annunciato è forte: canali separati dalle chat private, nessuna traccia della lista iscritti, editoria fino a 30 giorni dopo il post — un modello che ricorda newsletter digitali, broadcast moderati, comunicazione simbolica e controllata.
Ma che cosa ci guadagna Meta? Non solo ampliare il suo ecosistema — WhatsApp passa da strumento di conversazione individuale a piattaforma di informazione diretta —, ma offre a istituzioni e aziende la possibilità di raggiungere un grande pubblico senza filtri algoritmici. Un messaggio senza spazio per la risposta, senza commenti, senza verifica pubblica.
Sul versante dell’utente, la promessa è privacy. Nessuno sa chi segue un canale, e solo l’amministratore può interagire. Ma c’è un rovescio: puoi solo leggere, usufruire, reagire. Non dibattere. Non criticare. Non partecipare.
Settembre 2023 è stato quindi un punto di svolta: un social che non vuole più dialogare, ma trasmettere. Un contenuto che non cerca eco, ma silenzio. Una comunicazione che preferisce il controllo all’incontro.
In un’epoca in cui “condivisione” sembra essere ancora la parola magica, WhatsApp Channels scrive la parola “broadcast”. E ci chiede: siamo davvero pronti a rinunciare al confronto per restare informati?